Alitalia: si rischia l’effetto Titanic

Il ministro dei trasporti Graziano Delrio ha fotografato una situazione seria e che ‘non può essere affrontata a cuor leggero’ per quanto riguarda la compagnia di aerei Alitalia. L’intervento è stato tenuto a Milano in occasione del Polo Mercitalia delle Ferrovie dello Stato e, per l’occasione, il ministro ha fatto una premessa con parole dure all’incontro con i sindacati che servirà per discutere della situazione complessiva della compagnia.

L’incontro ha fissato come data della valutazione indipendente del piano industriale della compagnia la fine di febbraio, quando i consulenti Kpmg e Roland Berger condivideranno con gli azionisti la valutazione che verrà quindi presentata al governo entro la prima settimana di marzo. Lo stesso governo ha comunicato ai sindacati di avere l’intenzione di convocare rapidamente i vertici della società, per discutere del contratto collettivo e chiedere le dovute garanzie in merito. L’impegno è stato preso nel corso di un vertice al quale hanno partecipato il ministro dei trasporti Delrio, il ministro dello sviluppo economico Calenda e il ministro del lavoro Poletti. I sindacati hanno, in ogni caso, confermato lo sciopero di quattro ore indetto per giovedì 23 febbraio. Lo sciopero si propone irrevocabile, a meno che l’azienda non faccia retromarcia su tutto, una situazione che si propone alquanto difficile da verificarsi alla luce dei risultati emersi dal summit.

L’incontro è stato chiesto a gran voce dalle rappresentanze sindacali di UglTa, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltasporti, ed è stato preceduto da una lettera nella quale le parti chiedevano chiarezza in merito al piano industriale redatto dalla compagnia italiana. Il nodo va ricercato nella disdetta data da Assaereo, società datoriale alla quale la compagnia aderisce. Il fatto era avvenuto in data 15 dicembre e il contratto era scaduto alla fine del mese. In concomitanza, la società Alitalia aveva agito velocemente, bloccando gli scatti di anzianità e fissando per fine febbraio il termine dell’applicazione del contratto nazionale. In assenza dello stesso e nel periodo ‘di mezzo’ la compagnia aveva messo in atto una contrattualistica dai tratti peggiorativi per i dipendenti. La situazione si era quindi proposta alquanto problematica, raggiungendo il suo apice in data 8 febbraio, quando i sindacati avevano inviato una lettera ad Alitalia, indicando di voler bloccare le trattative dell’azienda attraverso gli studi legali di riferimento.

La situazione si propone attualmente spinosa e gli stessi lavoratori si stanno rendendo conto che l’unica strada per uscire dal vortice è la nazionalizzazione della compagnia aerea. Restano quindi da comprendere le ragioni che hanno minato il matrimonio fra Alitalia e Etihad, sulla carta uno dei più riusciti di sempre ma, nella realtà, uno sposalizio che non ha funzionato, con le casse orientali che non sono in grado di finanziare un’azienda che perde un milione di euro al giorno e che non si propone abbastanza attrattiva per indurre i viaggiatori a eleggerla per i loro viaggi nazionali e internazionali. Costi troppo elevati? La ragione potrebbe essere sicuramente questa, perché Alitalia non è a buon mercato, non lo è mai stata, e la sua situazione si propone instabile. I rischi di scioperi e di cancellazioni, il malservizio e i problemi generali hanno nel corso del tempo scoraggiato tante persone a servirsi del servizio statale o ex statale. Il futuro dovrà quindi guardare a un restyling che non interessa solo le divise delle hostess e degli steward, ma che si impegnerà a costruire una nuova, solida e positiva brand reputation per la compagnia italiana.

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